lunedì 5 settembre 2011

Appello dell'Anpi di Perugia ad ADERIRE ALLO SCIOPERO NAZIONALE del 6 settembre 2011



Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
COMITATO PROVINCIALE di PERUGIA
Via Giovanni Grioli, 40 – 06132 San Sisto Perugia 0755280053 = Via Cave, 7 – 06034 Foligno cell. 3927449638
        --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Appello dell'Anpi di Perugia ad ADERIRE ALLO SCIOPERO NAZIONALE del 6 settembre 2011

Il Comitato nazionale dell’ANPI ha diramato un comunicato di adesione allo sciopero nazionale indetto dalla CGIL per il 6 settembre 2011. Alle sorti del lavoro, della povertà, dei diritti, è attento anche il sindacalismo di base (USB, Slaicobas, ORSA, CUB, Unicobas, SIcobas, USI, ATTACPG) che è insorto e che, nella diversità politica interpretativa, ha ugualmente dichiarato lo sciopero generale per il 6 settembre.
Normalmente l’ANPI si astiene dal prendere posizioni partitiche, ma si mobilita e si schiera quando vengono colpiti i princìpi fondanti della Costituzione e della Resistenza.  Nella manovra di bilancio, il governo Berlusconi non si è limitato alle sole iniziative economiche, ma ha scelto, unilateralmente ed ideologicamente, di cambiare strutturalmente lo Stato, contrastando con molti articoli della Carta  costituzionale. In primo luogo colpisce la democrazia, la partecipazione alla gestione ravvicinata del territorio, e la storia localistica, volendo cancellare i Comuni e la Provincie più piccole; inoltre combatte il sistema del contratto nazionale e il valore aggiunto di civiltà che deriva dalla unitarietà dei settori produttivi, volendo dare importanza nazionale ad ogni stipula di parte, ancorché contrastante con le altre,  portando alla deriva ogni rapporto di lavoro e scaraventandolo ad un livello medievale, mentre in contrasto, resterebbero unitari e nazionali solamente i contratti dell’esercito e delle forze dell’ordine; ancora una volta scavalca la legge 300/1970 identificatrice dei diritti soggettivi dei cittadini quando vestono i panni di lavoratori, volendo farli divenire servi dell’ingranaggio industriale; infine, sottraendo altri trasferimenti ai Comuni, rimarca la volontà di cancellare il welfare state. Come l’impostazione ideologica, così sono classiste le decisioni economiche, che prelevano in molti modi dalle tasche dei dipendenti, delle classi più deboli e più basse, ma non fanno pagare ai grandi capitali immobiliari e finanziari, ai grandi commerci internazionali e alle delocalizzazioni, alla nuova mano morta ecclesiastica, agli evasori, alle mafie e alle corti del gossip, e non tagliano gli investimenti bellici e le agenzie della rappresentanza italiana all’estero,  che vivono a piè di lista. Il sigillo della ideologia reazionaria è dimostrato dalla proposta (che sembra rientrata) di spogliare di ogni significato le feste civili della Repubblica, il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, facendole celebrare sempre in giorni diversi. Lo sciopero non è solamente contro una manovra economica iniqua, ma contro una politica che vuole portare l’Italia fuori dalla propria tradizione, fuori dalle proprie conquiste sociali, fuori dai propri ideali e trasformarla in un paese disarticolato, basato sui diritti acquistabili con la ricchezza, e verso un percorso distante dai valori del Risorgimento e della Resistenza.
Lo sciopero è contro l’atteggiamento volontariamente attendista del governo, che, adottato in tutti i mesi scorsi, quando dichiarava che si andava bene e che non vi erano pericoli, ha offerto l’Italia alle speculazioni dei finanzieri mondiali e alle decisioni della BCE e del FMI, i quali sono notoriamente contro i servizi sociali pubblici. Questa operazione Berlusconi l’ha iniziata dopo la surreale fiducia incassata il 14 dicembre 2010.
Il governo, facendo ristagnare l’economia, bloccando gli stipendi, non controllando l’aumento dei prezzi e della svalutazione monetaria, porta coscientemente all’esasperazione e alla paura, per offrirsi come unico appoggio e guida insostituibile del Paese, alla fine salvifico, ma vendendo tutte le infrastrutture pubbliche e i servizi ai privati. E’ un ricatto profondo con il quale la classe politica di potere  si mantiene.
Bisogna bloccarlo e lo sciopero è stato dichiarato in modo appropriato e nel momento giusto.
Sarà una grande manifestazione di democrazia e di presenza vigile sul futuro dell’Italia, contro questi disegni eversivi, che collimano con i disegni di legge di riabilitazione del fascismo e della RSI, che la maggioranza ripetutamente confeziona. 
L’ANPI provinciale di Perugia invita tutti ad aderire, a scendere in piazza, uomini, donne, giovani e anziani, per l’alto valore politico che assume lo sciopero. I cortei popolari,  sotto ogni bandiera di protesta,  hanno un grande potere dimostrativo ed evocativo dell’identità sociale, e i lavoratori saranno sempre, fra loro, idealmente solidali. Ora e sempre Resistenza! Giovanni Simoncelli ANPI provinciale di Perugia

Nessun commento:

Posta un commento