Domenica 23 ottobre alle ore 11.00 vi sarà la cerimonia di intitolazione del parco pubblico in località "Terre Perse" del Lido di Venezia alla memoria di Giuseppe "Bepi" Turcato, in occasione del quindicinale della morte (avvenuta fatalmente proprio nella sede dell'Anpi Provinciale).
Giuseppe Turcato
Alla cerimonia interverranno: l'Assessore Tiziana Agostini, il Presidente della Municipalità Giorgio Vianello e Gianpietro Sartori per l'Anpi.
In allegato una monografia di Turcato che bene ne inquadra l'importante figura di Partigiano (l'anima e la guida della Resistenza nella città di Venezia), di massimo esperto di Salgari e tra i più grandi autori di letteratura scacchistica, nonché storico della Resistenza veneziana.
In un periodo di vergognosi revisionismi, riteniamo essere questa un'importante e significante notizia.
Serena Ragno - Anpi Venezia
Profilo biografico di Giuseppe (Bepi) Turcato:
- Turcato Giuseppe nasce a Castelfranco Veneto il 6 febbraio 1913 da Francesco Turcato, impiegato presso gli Uffici Giudiziari di Venezia; la madre, Elvira Zambon è nativa di Portogruaro.
- Il nonno paterno Ferdinando era stato tra i primi socialisti umanitari e fu co-fondatore del Partito Socialista a Castelfranco Veneto nel 1896. Nel 1898 in occasione delle sommosse di Milano conobbe le carceri di Treviso; fu promotore di cultura ed educatore di coscienze sociali fra i giovani apprendisti operai del suo paese ad iniziare da quelli che lavoravano nel suo laboratorio di falegnameria. Inoltre era appassionato di storia, astronomia e letteratura.
- Il nonno materno, Giuseppe Zambon, nel 1859 era fuggito dal paese – allora territorio austriaco – per arruolarsi con i piemontesi impegnati nella seconda guerra d’indipendenza.
- Giuseppe nel 1917, con Caporetto, ripara in casa della nonna materna a Venezia (nei pressi di Campo SS. Filippo e Giacomo fino al 1921). Francesco, padre di Giuseppe, cancelliere presso la Corte d’Appello nel 1921 assieme a colleghi promuove iniziative sindacali per miglioramenti normativi ed economici, si arriva allo sciopero senza ottenere nulla; nei confronti di Francesco Turcato e due altri cancellieri vengono applicate sanzioni allora previste: sospensione dal grado e dallo stipendio a tempo indeterminato. L’intervento del Presidente della Corte d’Appello – che conosceva il valore e l’onestà dei tre cancellieri – intervenne presso il Ministero di Grazia e Giustizia onde evitare il paventato licenziamento; i tre sono reintegrati nell’impiego ma allontanati dalla provincia; infatti, il Turcato fu assegnato alla Pretura di S. Stefano di Cadore.
- La famiglia di Giuseppe cade in ristrettezze economiche tanto che, dopo il reintegro del padre a Venezia, anche il ragazzo “Bepi” deve copiare a mano le sentenze della Corte d’Appello per contribuire al sostegno della famiglia.
- Giuseppe Turcato dopo le elementari frequenta l’Istituto Tecnico Commerciale “S. Caboto” e poi i primi due anni di Liceo Scientifico al “Benedetti”. Continua da autodidatta con letture dapprima disordinate poi sempre più mirate: i suoi interessi spaziano “nelle letture dell’avventura” con romanzi di Salgari e Verne, pubblicazioni di viaggi ed esplorazione, da Giacomo Bove e da Luigi Maria D’Albertis, si appassiona a Jack London. (nel 1928 Giuseppe Turcato si ammala seriamente e la convalescenza sarà lunga).
- Nel 1930 entra come impiegato d’ordine presso l’Azienda Elettrica “Cellina” (gruppo S.A.D.E.) all’Ufficio consumi. Da questo momento Turcato oltre che aiutare economicamente la famiglia, può usare i suoi guadagni per acquistare libri e cerca sempre più di capire il momento storico che lo circonda. Legge i romanzi di Mario Mariani che gli consentono di conoscere Heinrich Mann (romanziere ma anche uomo che partecipa, preoccupato, alla vita politica tedesca ed europea); Kurt Eisner (scrittore e capo della rivolta spartachista del 1919); altri scrittori che vivono in esilio come Thomas Mann Stefan Zweig, Henri Barbusse con il quale intrattiene rapporto epistolare così come con Heinrich Mann.
- Nel 1934 entra nel “Soccorsorosso” al fine di aiutare i perseguitati politici dal Nazifascismo dove incontra Enrico Longobardi. Sempre nel 1934 nell’ambiente di lavoro viene trasferito all’Ufficio centrale del Personale.
- Nel 1935 assieme a Domenico Pellizzato apre “libreria dell’usato” alla Toletta. Sempre nel 1935 aderisce al Partito Comunista d’Italia considerandolo il più attivo e organizzato avversario del fascismo. Non smette mai di studiare.
- In quegli anni dapprima viene a contatto con Alfredo Michelagnoli “Fred” coraggioso comandante delle missioni alleate “Texas” e conosce anche Attilio Spina entrambi reduci dal confine di Lipari.
- Nel 1936 iniziò a far parte del Circolo degli scacchi “Carlo Salvioli” ospitato presso il caffè degli “Omnibus” in Riva del Carbon, sede storica dello scacchismo veneziano. Egli contribuì alla sua rifondazione su basi democratiche nel 1938/39, cosa non facile e, come scrive il prof. A.Rosino, “..i suoi interventi nelle assemblee e nel direttivo del Circolo, gli attenti contatti personali volti a smussare i contrasti, erano più volte determinanti nello stabilire i programmi, scegliere i dirigenti, mantenere l’unità nel mondo scacchistico cittadino..” Turcato scrisse sui tornei internazionali svoltisi a Venezia tra il 1947 e il 1953 che lo videro fra i principali organizzatori nella duplice qualità di socio del “Salvioli” e di Consigliere Comunale. “Senza l’impegno e la passione del Turcato non sarebbero mai uscite due fra le migliori opere della letteratura scacchistica italiane del ‘900; le due brillanti prefazioni, che portano la sua firma, esercitarono un fascino duraturo su di me e su diversi futuri maestri della mia generazione e delle successive” Scrisse anche la storia del Circolo Salvioli intitolata “Cronache del Caffè degli Scacchi”.
- Nel 1938 attraverso il collega di lavoro Francesco Tecchiati, intellettuale operaio ebbe a conoscere il filosofo di Villafranca Giuseppe Rensi già professore alle Università di Messina e Genova due volte espulso dalla cattedra perché antifascista con il quale instaurò un lungo rapporto epistolare.
- Nel 1939 attraverso il prof. Ernesto Cesare Longobardi titolare della cattedra d’inglese a Ca’ Foscari, conosce il prof. Gino Luzzatto, noto titolare della cattedra di storia economica, ebreo espulso a causa delle leggi razziali dell’ottobre 1938. Luzzatto ebbe l’incarico dall’amico e collega prof. Corrado Barbagallo di sostituirlo alla direzione della “Nuova Rivista Storica” alla quale il Luzzatto invitò il Turcato a collaborare. Turcato, fra il 1939 e il 1943 redigerà dieci recensioni di storia di varie epoche ed un articolo sul Beccaria e Verri che gli valsero il plauso di Benedetto Croce. Questa collaborazione comporta conoscenze approfondite di vari autori per ogni argomento che rivelano la metodologia di ricerca, studio e modo di accostarsi ai testi che “Bepi” usò fin da giovane.
- Fra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 visse in modo dapprima esaltante, poi preoccupante tale periodo e gli fu imposto dal suo partito di non farsi notare e prepararsi alla lotta clandestina. Nel maggio 1944 Turcato lascia il posto di lavoro ed entra in clandestinità per organizzare contatti con giovani della città tra i quali: Gian Mario Vianello, Mario Marcè, Mario Ferrari Bravo, Livio Maitan, Cesco Chinello “i giovani di S. Elena” ed altri di maggiore età. A questi nel tempo si aggiunsero “i ragazzi di S.Polo” Franco Arcalli “Kim”, Mario Osetta, Gastone Pedrali, Domenico de Prà, Giacomo Tenderini già organizzati da Giuseppe Reato. Con loro organizzò varie iniziative eclatanti che dovevano influenzare l’umore e il pensiero del popolo veneziano per sollevarlo contro il fascismo. Tra queste la più nota, ne parlò anche “Radio Londra”, fu “la beffa del Teatro Goldoni” del 12 marzo 1945. L’uso delle armi, doveva essere l’estrema scelta tenuto conto del rapporto di forze, del contesto di Venezia dove c’erano ben diciassette comandi tra tedeschi e repubblichini: pertanto azioni propagandistiche - che attestassero alla cittadinanza la presenza di uomini che pensavano diversamente, che si opponevano e anelavano la libertà - lancio di manifestini dal Campanile di S.Marco, volantini infilati di notte sotto le porte di casa, distruzione delle Liste di Leva delle Classi 1924-25-26 giacenti presso la Capitaneria di Porto.
- Nel 1945 rientra al “Cellina S.A.D.E.” ed assieme ad altri membri del C.L.N. si distingue per l’equilibrio di giudizio durante la fase di epurazione dei dipendenti con particolari responsabilità collaborative con i fascisti.
- Nel 1945 la Federazione veneziana del Partito Comunista lo incarica di scrivere una monografia sul PCI che deve entrare a far parte del volume informativo “Partiti dell’Italia Nuova” curato da Giovanni Gambarin. La monografia è conclusa nel giro di un mese e porta significativamente il titolo “Noi comunisti”.
- Nel 1946 proprio per volontà della cittadinanza è eletto nel Consiglio Comunale di Venezia, dove instaurò una collaborazione con il Sindaco GioBatta Gianquinto, sua vecchia conoscenza di cospirazione, che molto spesso lo incaricò di rappresentarlo; Tale incarico durò nove anni. Nel 1955 scaduto il suo mandato, Giuseppe Turcato lascia il PCI e ogni attività politica. Nonostante questa decisione sia stata presa con ferma consapevolezza e dopo un lungo travaglio, la decisione gli costa moltissimo e il congedo non è senza tristezza: vent’anni di militanza non si cancellano in un attimo. Con alcuni amici e compagni permane tuttavia il rapporto personale e così, ad esempio, Giorgio Amendola lo manda a salutare e nel 1973 gli invia le bozze da annotare del suo libro “Lettere a Milano” per la parte riguardante il Veneto.
- Fino a quasi tutto il 1946 curò le pratiche di riconoscimento partigiano da inviare al Distretto Militare di Padova. Rientrato in Azienda, fu incaricato di organizzare il Circolo Sociale S.A.D.E di Venezia dove rimase con questo incarico fino ai primi mesi del 1951. Tempi duri in Azienda dove imperversava la discriminazione in funzione anticomunista, così come in altre aziende. Gli fu assegnato l’incarico presso l’Ufficio Studi (S.A.D.E.) della recensione dalla stampa. Nel contempo il sindacato lo incaricò di entrare come proprio rappresentante nel Consiglio della Cassa Mutua Malattie del Gruppo (7.000 dipendenti e 18.000 assistiti). Si prodigò affinché tutti i dipendenti avessero un trattamento paritario, cosa non da poco, che gli procurò inimicizie tra gli impiegati direttivi e ostacoli con la Direzione che, attenta al bilancio di spesa, era dubbiosa dell’iniziativa, che poi in pratica si dimostrò valida anche sotto questo profilo.
- Sempre negli anni cinquanta sfogliando giornali per trarre notizie utili all’Azienda, l’occhio cadeva anche sulla “terza pagina” con le novità letterarie che non potevano sfuggire al nostro, attento e appassionato cultore com’era. In occasione del cinquantenario della morte e del centenario della nascita di Emilio Salgari (1961-1962) parecchi quotidiani ricordarono l’autore riportando notizie tal volta inesatte o approssimative che Turcato raccolse come sfida “ ma io ne so più di loro”; questa fu una provocazione che portò Turcato a riprendere i suoi interessi e studi su Salgari tanto da diventarne con gli anni il massimo esperto. “Fu involontariamente padre di quella scuola “veneta” di studi salgariani. Egli è stato un maestro senza volerlo essere, i suoi insegnamenti li trasmetteva attraverso quello che faceva e il modo in cui lo faceva ( l’iniziatore di una nuova e originale scuola di studio dell’opera di Salgari, la cui principale finalità è il recupero della scrittura autentica del popolare autore, troppo spesso alterata da falsi e da scritture tendenziose. Verso la fine degli anni sessanta questo proposito portò alla prima, incompiuta ma insuperata, edizione delle opere salgariane, grazie anche alla disponibilità di Mario Spagnol. Turcato senza clamore, tracciò un indirizzo che, divenuto presto vincolante, "prevedeva la ricerca delle fonti, l’analisi del contesto letterario e il rigore filologico”. Ci ha insegnato (tra quelli che si considerano suoi allievi, mi ci metto anch’io così scrive Roberto Fioraso) che gli strumenti della critica e della filologia si applicano anche a Salgari, che per studiare un autore come lui bisogna togliergli l’alone di “romanticismo” che, purtroppo l’ha sempre circondato, e avvicinarlo con serietà e rigore liberandolo dall’eccesso di biografismo e psicologismo per cui si guarda più al personaggio Salgari che alla forma e ai contenuti delle sue opere. Turcato servì Salgari, non si servì di Salgari!
- Nel 1971 Turcato, dopo quaranta anni di lavoro lasciò l’Azienda avendo maturato la pensione, continuò a dedicarsi ai suoi studi salgariani e pubblicò vari articoli sull’”Almanacco Piemontese” e partecipò a vari convegni intervenendo con specifiche relazioni. Si prodigò ad aiutare gli studenti di varie Università che avevano tesi salgariane inviati dai loro relatori.
- S’interessò sempre dell’ANPI e partecipò ai convegni dei Partigiani mantenendo lo spirito di libertà “dei giorni più veri”. Fu anche lo “storico” della Resistenza veneziana, prima dell'istituzione dell'IVESER, avendo curato con Agostino Zanon del Bo il prezioso volume oramai introvabile “Venezia nella Resistenza”, edito dal Comune di Venezia nel 1976 e con la Marsilio nel 1980, “Kim e i suoi compagni”. Il manoscritto del suo terzo libro, riguardante il periodo dell'antifascismo veneziano antecedente l'8 settembre, è custodito presso l'IVESER in attesa di reperire fondi per la sua pubblicazione.
- Ci lascia il 23 ottobre 1996, all’età di 83 anni, chinando il capo sul tavolo della sede veneziana dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, quasi avesse scelto il posto per morire perché come scrive l’amico di tanti anni Mario Ancona:
(…) non potevi morire che così.
Come un attore sulla scena:
Con dignità, con semplicità,
con fierezza. Corrusco guerriero
e profeta disarmato
sul palcoscenico rimbombante della storia.
Fu commemorato a Ca’ Farsetti dal Sindaco Massimo Cacciari e dal Sen. Cesco Chinello.
La documentazione inerente la figura di Giuseppe Turcato è reperibile presso:
- Archivio del Comune di Venezia: “Fondo Turcato: fascicoli B1,B2,B3;”
- Archivio IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea;
- Biblioteca Civica di Verona “Fondo Turcato”
Mi ha insegnato a non servirmi di Salgàri, ma a servire Salgàri; con Lui ho capito il vero valore della ricerca filologica, senza clamori, senza proclami. Da Lui ho imparato che solo l'umiltà ti rende, nel tempo, piena giustizia; la sua amicizia, disponibile e disinteressata, mi ha reso consapevole di quali siano i veri valori della vita. Ripeto, quanto ebbi a scrivergli nel settembre del 1993: "Lei rappresententa oggi [...] un raro esempio di Gentilhombre. [...] tutte le soddisfazioni e i plausi derivanti dalle mie fatiche (salgariane), sono banali meschinità a fronte di quanto acquisito dalla Sua amicizia."
RispondiEliminaGrazie ancora caro "Beppi"
Con l'affetto di sempre e rinnovata stima
VittS (Vittorio Sarti)
Vorrei evidenziare che, su indicazione dello stesso Turcato,l'appellativo esatto è "Beppi" con due P. Lo sottolinea Silvino Gonzato giornalista e scrittore veronese nonché studioso salgariano, nel suo intervento "La locanda del cappello nero", raccolta di scritti in ricordo di Giuseppe Turcato:" Il covo di Beppi (con due "P", COME MI HA CORRETTO DOPO un po' di tempo che ci conoscevamo)".
RispondiEliminaSarebbe cosa buona e giusta, nel respetto delle volontà di Turcato, aggiornare la targa commemorativa nel parco "Terre Perse" di Venezia. Ringraziando anticipatamente per un Vostro cortese interessamento, porgo i miei ossequi VittS (Vittorio Sarti)
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