martedì 15 ottobre 2013

il 13 Ottobre 1943 i partigiani italiani e jugoslavi evasero dalla Rocca di Spoleto

   
deposizione di una corona all'iscrizione in ricordo dell'evasione sulle mura della Rocca del 13 Ottobre 1943 alla presenza del sindaco di Spoleto Daniele Benedetti
 

foto del battaglione jugoslavo "Tito"comandato da "Toso" Lakovic composto da prigionieri evasi dalla Rocca di Spoleto,
conservata nella sezione "A.N.P.I." Terni
 particolare dell'iscrizione della targa commemorativa dell'evasione dalla Rocca
Spoleto- Nella notte tra il 13 ed il 14 Ottobre 1943 circa 500 prigionieri anti-fascisti italiani, jugoslavi e di diverse nazionalità, capitanati da Ivan Gobec, Volgango Costa ed un fabbro di Trieste, forse di nome Giuseppeche diedero inizio all'evasione, scapparono dal carcere della Rocca di Spoleto, con la complicità del direttore del carcere Guido Melis, andando ad accrescere il contingente della brigata spoletina, guidata dal capitano Ernesto Melis, sulle montagne della Valnerina con il quartier generale a Gavelli.
tratto da T. ROSSI, Toso, Memorie di un comandante partigiano montenegrino, Foligno, Editoriale Umbra, Istituto per la storia dell'Umbria Contemporanea, 2010, p. 28-37.
 
 

lunedì 14 ottobre 2013

L'Inaugurazione della lapide della Banda spoletina "E.Melis" a Gavelli e la conferenza sulla Resistenza alla Chiesa di Santa Croce con la scuola elementare di Sant'Anatolia di Narco




L'inaugurazione della lapide alla Brigata spoletina "E.Melis" a Gavelli. Si ringrazia per la foto Agnese Benedetti.
 

Sant'Anatolia di Narco-  Il Sindaco del Comune di Sant’Anatolia di Narco Tullio Fibraroli ha inaugurato, dopo che era stata prevista per il giorno 5 , ma rimandata per il maltempo,  insieme all’ex partigiano Gian Paolo Loreti, Presidente dell’ A.N.P.I.  di Spoleto  “Probo Martinelli”,  una lapide in memoria della brigata spoletina “E.Melis”.  L’idea dell’apposizione insieme ad una corona,  ed il testo della lapide sono stati stati proposti dallo  storico professor Ubaldo Santi con queste parole:

La lapide inaugurata e dedicata alla Banda spoletina "E.Melis" a Gavelli

La lapide in pietra scelta nell’anniversario della ricorrenza di 70 anni dall’inizio della Resistenza, è stata posizionata sulle mura, al lato destro della strada che precede l’ingresso alla porta del borgo.  Alla cerimonia erano inoltre presenti alcuni abitanti della frazione e di Sant’Anatolia di Narco, oltre al sottoscritto con la bandiera della sezione sezione A.N.P.I.  di Spoleto  “Probo Martinelli”, Giovanni Simoncelli Vice-Presidente del Comitato Provinciale dell’A.N.P.I. di Perugia, Primo Dell’Amico ex partigiano residente a Foligno,  l’imprenditrice Agnese Benedetti, Sandro Galli , Presidente della sezione dell’Associazione Marinai d’Italia di Spoleto con una numerosa delegazione di soci.
Al termine dell’inaugurazione della lapide a Gavelli una parte dei partecipanti è scesa dagli oltre 1115 metridella montagna di Gavelli alla chiesa di Santa Croce di Sant’Anatolia di Narco. Nella sala, dedicata a Matteo Alimenis e Giuseppe Campani, ottici e orologiai del XVII secolo,  aula della chiesa di Santa Croce,  gli alunni della scuola elementare di Sant’Anatolia di Narco erano  in attesa.  
La conferenza sulla Resistenza con la scuola elementare a Sant'Anatolia di Narco
Arrivati i relatori è iniziata la conferenza con l’intervento del Sindaco Fibraroli, che ha accolto i bambini sul significato della Resistenza come valore democratico del nostro paese ed ha  raccontato l’inaugurazione avvenuta qualche minuto prima a Gavelli, poiché  giustamente si era deciso di non far intervenire la scuola per le avverse condizioni atmosferiche. L’incontro apertosi con il canto dell’Inno di Mameli è proseguito con l’intervento di Ubaldo Santi, che ha fatto alcune considerazioni storiche sulla Resistenza nazionale  e locale. Gli alunni si sono dimostrati molto attenti e sono stati coinvolti nella lettura di alcuni brani del volume curato dal Professor Santi “La Resistenza a Spoleto e in Valnerina”. In seguito Gian Paolo Loreti ha ricordato Rosa Marucci Colacecchi , la medaglia al valor militare di Norcia, che accolse tanti partigiani e prigionieri alleati con grande pericolo per sé e per la propria famiglia. Loreti ha inoltre precisato di non aver partecipato al gruppo di stanza della  banda “E.Melis”  a Gavelli nel Settembre 1943 , ma di aver preso parte ai combattimenti della stessa banda a Mucciafora, perché non era ancora ritornato da Roma.  Nel proseguo della mattinata gli alunni si sono avvicinati al partigiano, hanno detto di essere molto interessati all’argomento ed hanno posto delle domande sul suo impegno durante la Resistenza.  
All’incontro hanno partecipato oltre agli altri rappresentanti dell’A.N.P.I. citati il signore Nervo, testimone della cattura del parroco e del segretario comunale di Sant’Anatolia durante la Resistenza ed il partigiano novantenne Perugini, abitante del Comune organizzatore della manifestazione. Và dato merito al Comune di Sant’Anatolia di Narco, insieme alla sezioni A.N.P.I. di Spoleto e Foligno di aver ricordato con la lapide la brigata “E.Melis” e di aver alimentato lo spirito democratico e di appartenenza ai cittadini e ai  più giovani della  ValdiNarco. La giornata si è conclusa con la canzone “Fischia il vento”.

martedì 8 ottobre 2013

L'inaugurazione della lapide commemorativa della Resistenza alla Brigata partigiana spoletina "E.Melis" a Gavelli si svolgerà il giorno 12 alle ore 11

In foto la bandiera della sezione "P.Martinelli" di Spoleto, da considerare anche la bandiera della Brigata "E.Melis" di Spoleto.
L'A.N.P.I. di Spoleto comunica che l'inaugurazione della lapide commemorativa della Resistenza alla Brigata partigiana spoletina "E.Melis" a Gavelli, che doveva svolgersi il giorno 5 e che è stata rimandata a causa del maltempo, si svolgerà il giorno sabato 12 Ottobre alle ore 11,00. La cerimonia in occasione del 70° anniversario dell'inizio della Resistenza, è organizzata dal Comune di Sant'Anatolia di Narco, dall'A.N.P.I. di Spoleto e dal Comitato Provinciale A.N.P.I. di Peugia. Alla cerimonia prenderanno la parola il Sindaco di Sant'Anatolia di Narco Tullio Fibraroli, il Prof. Ubaldo Santi, autore del libro "La Resistenza a Spoleto ed in Valnerina" ed il partigiano Gian Paolo Loreti, Presidente dell'A.N.P.I. di Spoleto. Alla cerimonia parteciperanno la Scuola Elementare di Sant'Anatolia di Narco e l'On. Walter Werini ed altre autorità civili deiComuni vicini, provinciali e regionali.

martedì 1 ottobre 2013

Invito a partecipare alla cerimonia di scoprimento di una lapide commemorativa della Resistenza alla Brigata spoletina "E.Melis" a Gavelli

la targa in ricordo dei partigiani attivi nel comprensorio spoletino in Piazza della Libertà inaugurata ad Aprile 2013.
Il borgo di Gavelli dove sarà inaugurata la lapide dedicata alla Brigata "E.Melis" composta da anti-fascisti spoletini.

L'A.N.P.I. di Spoleto invita tutti i concittadini a partecipare in occasione del 70° anniversario della Resistenza alla cerimonia di scoprimento di una lapide commemorativa della Resistenza alla Brigata spoletina "E.Melis" in Valdinarco, organizzata dal Comune di Sant'Anatolia di Narco del Sindaco Tullio Fibraroli, che si terrà a Gavelli il giorno 05 ottobre 2013, alle ore 11,00.  Alla cerimonia sarà presente anche una rappresentanza di giovani studenti oltre alla popolazione del luogo ed altre autorità del comprensorio provinciale e regionale.

lunedì 23 settembre 2013

La solidarietà dell'A.N.P.I. di Spoleto all'Associazione Casa Rossa di Spoleto per l'aggressione nazi-fascista alla loro sede.

La solidarietà dell'A.N.P.I. di Spoleto all'Associazione Casa Rossa di Spoleto per l'aggressione nazi-fascista alla loro sede. Non è il primo episodio in Umbria, se i nazi-fascisti torneranno ad essere violenti devono sapere che altrettanto potente sarà la forza degli anti-fascisti che hanno già vinto nella seconda guerra mondiali contro i nazi-fascisti.


La porta della sede dell'associazione Casa Rossa danneggiata e le scritte nazi-fascist.



Un resoconto di Aurelio Fabiani sull'aggressione di Domenica

SCORRIBANDA NOTTURNA FASCISTA CONTRO CASA ROSSA. TENTANO DI FORZARE LA PORTA E FIRMANO LA LORO AZIONE CON IL SIMBOLO NEONAZISTA DELLA SVASTICA.

Da 35 anni non si aveva notizia di azioni di marchio fascista contro un luogo di organizzazione sociale o politico nella nostra città.
E’ successo nella notte di domenica 22 settembre, ad essere presa di mira è stata la sede dell’Associazione Culturale Casa Rossa che ospita oltre l’associazione, i giovani del Centro Sociale Autonomo, l’Unione Sindacale di Base e un Gruppo di acquisto solidale.
Azione di qualche cretino nostalgico, oppure il primo frutto cittadino di quell’albero dell’odio razziale e di classe, cresciuto negli ultimi anni in città vicine alla nostra, come Foligno e Terni.
Comunque sia l’”impresa” sta a ricordare che la guardia contro i fascisti non va mai abbassata e che l’antifascismo non può essere relegato alle pagine della storia ma deve essere una pratica politica di tutti coloro che credono nell’uguaglianza degli uomini e nella libertà o anche semplicemente nella democrazia.
A coloro che hanno dimenticato, che vogliono dimenticare, che teorizzano il superamento delle differenze politiche e di classe, ricordiamo che l’antifascismo è un valore fondamentale, esso parla della lotta dell’umanità contro la disuguaglianza e l’ordine gerarchico, il nazionalismo aggressivo e la guerra imperialista, il razzismo e l’odio di classe dei ricchi contro i poveri.
Non lasceremo alcuno spazio alla rinascita dei movimenti fascisti, lo affermiamo da questo luogo che ha sede in via XIV giugno, la via che porta il nome del giorno della liberazione della nostra città dal nazifascismo.
Vedremo in questi giorni se altri sono disposti a questo impegno o se invece preferiranno fare finta di niente, lasciando terreno fertile alla rinascita del mostro reazionario che ha devastato il novecento.
In Grecia e in Francia i fascisti hanno già ammazzato nei giorni e nei mesi scorsi. Prendiamo questo impegno anche a nome di Clement Mèric 18 anni e Pavlos Fyssas 34 anni.

Associazione Culturale CASA ROSSA
Centro Sociale Autonomo

domenica 15 settembre 2013

L’inferno di Słońsk L´ex campo di concentramento di Sonnenburg diventa un luogo internazionale della memoria





L’inferno di Słońsk
L´ex campo di concentramento di Sonnenburg diventa un luogo internazionale della memoria

Poco dopo l’ascesa di Hitler al potere, nell’odierna città polacca di Słońsk (in tedesco Sonnenburg) sul terreno del carcere in disuso venne provvisoriamente allestito un campo di concentramento.
Il luogo mostra in modo esemplare il nesso di causalità tra le origini del regime criminale instauratosi il 30 gennaio 1933 e ciò che ne conseguì.
Nella notte tra il 30 ed il 31 gennaio 1945 un’unità delle SS trucidò oltre 700 degli 840 detenuti presenti nel carcere di Sonnenburg. Molti di questi erano francesi, belgi, olandesi e lussemburghesi. Tra questi ultimi anche 91 cosiddetti Lëtzebuerger Jongen[1].
L’importanza del luogo non si esaurisce tuttavia nel ricordo delle vittime di questo drammatico episodio avvenuto nell’ultima fase del regime di terrore fascista durato nel complesso dodici anni.
Nel campo di concentramento, e in seguito nel carcere di Sonnenburg, non furono rinchiusi solo membri dell’opposizione e della resistenza attivi sul suolo tedesco, ma ve ne furono di provenienti dalla maggior parte dei territori occupati, anche dall’Italia[2].

Ricordare il 30 gennaio 1933 ed il 30 gennaio 1945 pone l’accento sulla necessità di resistenza sociale in grado di fronteggiare gli sviluppi delle destre europee oggigiorno.
Ricordare le vittime del regime nazista e delle più recenti aggressioni di stampo razzista e neonazista assume pertanto un significato di cruciale importanza dinanzi alla rinascita di una destra populista e il riaffermarsi di tendenze nazionaliste, antisemite ed antirom in tutta Europa.

Dal 2009 membri della Vereinigung der Verfolgten des Naziregimes – Bund der Antifaschisten (VVN-BdA)[3] di Berlino partecipano alla commemorazione dell’eccidio del 30 gennaio 1945.
Con sentita partecipazione da parte della popolazione la cerimonia annuale si svolge presso il Muzeum Martyrologii ofiar Obozu[4] di Słońsk, in prossimità del monumento per i combattenti e del cimitero dei prigionieri di guerra dove sono sepolte le vittime dell’eccidio. Per l’occasione accorrono ex combattenti polacchi, partigiani, prigionieri del campo di concentramento, politici locali di Słońsk e Gorzów, rappresentanti del memoriale Seelower Höhen[5] e delle ambasciate bielorussa e lussemburghese, inoltre studenti, esponenti della chiesa cattolica e delle organizzazioni della società civile. Nell’ambito della cerimonia di commemorazione un’unità delle forze armate polacche scandisce ad uno ad uno i nomi delle vittime.
In seguito a colloqui intercorsi tra i rappresentanti della VVN-BdA e l’associazione di ex combattenti ZKRP i BWP[6] di Gorzów con la deputata del Parlamento polacco Bożena Sławiak di Platforma Obywatelska[7], il sindaco Janusz Krzyśków ha affidato ai membri della sede berlinese della VVN-BdA l’incarico di elaborare un nuovo percorso espositivo.

E’ necessario riscoprire Słońsk/Sonnenburg come il luogo dove gli oppositori di Hitler provenienti da tutta la Germania e dal 1939 da molti dei paesi occupati furono imprigionati e dove, in molti casi, persero la vita.
L’obiettivo non è soltanto far conoscere e sensibilizzare l’opinione pubblica polacca e tedesca, bensì raggiungere e coinvolgere tutte le parti interessate di quei paesi dai quali provenivano coloro che furono condannati al lavoro coatto.
La zona lungo il confine polacco-tedesco funge da porta di ingresso al parco nazionale Ujście Warty[8]. Considerato l’interesse delle scuole locali ad uno scambio con organizzazioni partner di altri paesi, si intende promuovere progetti internazionali rivolti ai giovani con riferimento storico alla regione.
Idealmente ciò potrebbe rappresentare un’integrazione alla tradizione modello, in tema di lavoro sulla memoria, dei Lycées lussemburghesi e degli Hvite busser til Auschwitz[9] norvegesi. Questo processo potrebbe inoltre essere sostenuto da un forum composto dai familiari dei prigionieri o dalle rispettive associazioni con rappresentanti di iniziative tedesche, lussemburghesi, polacche e di altri paesi europei, dai siti commemorativi, dagli storici, dalle fondazioni e dalle scuole ed anche dalla Deutsch-Polnisches Jugendwerk (DPJW)[10].
Per la ristrutturazione della ormai fatiscente struttura museale sono già stati stanziati 324.890 euro nell’ambito del progetto Euroregione Pro Europa Viadrina.
Il 12 e 13 Settembre 2013 si terrà con il patrocinio del sindaco un convegno nell’ex campo di concentramento e carcere di Sonnenburg finalizzato ad un dibattito sulla storia e sulla memoria del luogo nonché sulla sua futura rappresentazione.
Sono attesi partecipanti da molti paesi tra i quali Polonia, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Belgio.

Il campo di concentramento venne allestito nei locali del carcere chiuso a causa delle disastrose condizioni igieniche già dal 1931 e venne utilizzato dal 3 Aprile 1933 al 23 Aprile 1934.
Oltre 1.000 persone, in prevalenza comunisti, vi vennero internati.
Stessa sorte toccò al premio Nobel Carl von Ossietzky, allo scrittore Erich Mühsam e all’avvocato Hans Litten.
Il campo di concentramento di Sonnenburg divenne tristemente conosciuto con il nome di Folterhölle[11] per via dei brutali metodi utilizzati. Alcuni prigionieri evasi ne narrarono l’orrore e le loro testimonianze vennero in seguito pubblicate.
Sul finire degli anni Ottanta un gruppo di lavoro interno al movimento pacifista di Berlino Ovest in collaborazione con studiosi polacchi iniziò a sviluppare un progetto collettivo incentrato sulla memoria del posto.
Venticinque anni fa uscirono tre quaderni con materiale inerente al campo di concentramento di Sonnenburg. Tutta la documentazione sul carcere di Sonnenburg venne depositata già negli anni Ottanta nella sede berlinese della VVN-BdA dall’iniziatore del progetto Peter Gerlinghoff.
Il gruppo di lavoro sulla storia del campo di concentramento e del carcere formatosi lo scorso Febbraio presso la VVN-BdA di Berlino lavora su questi materiali e ha nel frattempo creato un database con oltre 500 nominativi di prigionieri del campo di concentramento.
Negli uffici della sede si trova inoltre un elenco di circa 600 prigionieri del carcere corredato da brevi biografie e redatto dallo storico polacco e direttore della Commissione locale per l’indagine sui crimini tedeschi in Polonia Przemysław Mnichowski.
Ad oggi non esiste ancora un elenco esauriente dei nominativi dei prigionieri deceduti durante la prigionia e sepolti nel cimitero dei prigionieri di guerra.
Ricerche d’archivio, materiali inediti e contributi da parte delle Geschichtswerkstätten[12] rappresentano un importante punto di partenza.

Chi fosse interessato a prendere parte al gruppo di lavoro e/o al convegno del 12 e 13 Settembre nonché contribuire con documenti e foto private di prigionieri, testimonianze di sopravvissuti, indicazioni bibliografiche o documenti d’archivio oppure con donazioni utili a sostenere la ricerca, può rivolgersi alla sede berlinese della VVN-BdA.


Berliner VVN-BdA
Mehring-Platz 1
D-10243 Berlin
Germania

Tel.     0049 (0)30 297 841 78



Hans Coppi, Presidente dell'Associazione dei perseguitati dal regime nazista

Kamil Majchrzak, Redattore dell'edizione polacca di Le Monde Diplomatique


[Trad. dal tedesco Mirna Campanella]







[1] Giovani lussemburghesi renitenti all’arruolamento coatto
[2] Ottilio Alberti, Olimpios Danieli, Giuseppe Franchini, Canaro de Sandis, Angelo Vetluso, Enzo Miccuici
I nomi si basano sulle trascrizioni originali depositate negli atti. Si veda: Przemysław Mnichowski, Obóz koncentracyjny i więzienie w Sonnenburgu (Słońsk) 1933-1945, Warszawa 1982 [Non sono da escludere errori di trascrizione, N.d.T.]
3 Associazione berlinese dei perseguitati del regime nazista – Unione degli antifascisti
[4] Museo della martirologia delle vittime
[5] Alture di Seelow
[6] Nome per esteso: Związek Kombatantów RP i Byłych Więźniów Politycz nych  (Associazione dei veterani polacchi e dei prigionieri politici)
[7] Piattaforma Civica
[8] Parco Nazionale Foce del Warta
[9] Lett: Autobus bianchi. Viaggi della memoria per studenti nei luoghi storici della seconda guerra mondiale con particolare attenzione al sistema concentrazionario nazista
[10] Associazione della gioventù tedesco-polacca
[11]  Lett.: l’inferno della tortura
[12] Le Geschichtswerkstätten (Officine della storia) sono iniziative di gruppi di cittadini o associazioni che effettuano ricerche storiche a carattere locale/regionale riconducibili alla cosiddetta ‘storia dal basso’